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FUORI delle RIGHE

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Non sapere - Mc 13,33-37

Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Fate attenzione, vegliate, perché non sapete quando è il momento. È come un uomo, che è partito dopo aver lasciato la propria casa e dato il potere ai suoi servi, a ciascuno il suo compito, e ha ordinato al portiere di vegliare.
Vegliate dunque: voi non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino; fate in modo che, giungendo all’improvviso, non vi trovi addormentati.
Quello che dico a voi, lo dico a tutti: vegliate!».


Fate attenzione, vegliate, perché non sapete quando è il momento

voi non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino

"non sapete" sembra quasi l'esclusione da una conoscenza dovuta; Gesù aveva appena detto (v. 32) "Quanto poi a quel giorno o a quell’ora, nessuno li conosce, neanche gli angeli nel cielo, e neppure il Figlio, ma solo il Padre". Non si tratta di una esclusione, piuttosto di un regalo del Padre.

Non siamo chiamati a tempi finiti, ma all'infinito del tempo. C'è in questo dono l'apertura ad una speranza profonda.

L'incognita del futuro non ci deve fare paura; interrogare, maghi, carte, oroscopi è un esercizio inutile che non offre sicurezza, anzi accresce l'incertezza e la paura in una sorta di sottomissione progressiva.

Il "non sapere" è dono di libertà. L’uomo sbaglia quando pretende di poter arrivare a controllare tutto. Sappiamo invece, abbiamo la certezza, che quel momento arriverà; siamo immersi in un progetto più grande di noi; non viviamo sommando gli avvenimenti in una catena di azioni e reazioni, ma guardando al futuro con un pensiero infinito, pur coscienti della limitatezza del nostro pensare. Una cosa è certa che ciò che non è, sarà!


dopo aver lasciato la propria casa ...

dato il potere ai suoi servi, a ciascuno il suo compito,

La prima sensazione può essere quella dell'abbandono: quell'uomo è partito per i fatti suoi, i suoi progetti le sue realizzazioni lasciando ogni cosa. Ma non è così, non ha abbandonato tutto, ma ha lasciato tutto in mano ai suoi servi distribuendo i compiti. Questo è un atto di fiducia grande da parte del padrone ed assunzione di responsabilità da parte dei servi. In questo rapporto di affidamento e di responsabilità che si evidenzia quanto sia forte il legame tra il padrone ei suoi servi, Dio all'uomo.

L'uomo non diventa padrone né nel mondo, né della storia è solo affidatario. Siamo in affitto. Questa provvisorietà genera desideri e attese, e le momentanee insoddisfazioni spingono verso mete e traguardi più alti.

La dinamica della precarietà è ricerca, speranza, che spinge oltre – oltre l'esperienza negativa – fino all'infinito, all'assoluto.


Fate attenzione, vegliate ...

Quello che dico a voi, lo dico a tutti: vegliate!

Quando si dice “ho smesso di aspettarmi qualcosa dalla vita perché si rimane sempre fregati”, è proprio quando siamo fregati dalla vita stessa. Invece è necessario, sempre, aspettarci tante cose dalla vita.

"Non conoscere" né il giorno né l’ora ci permette di concentrarci più facilmente nell’oggi, nella fatica del quotidiano, per scoprirne i doni che la Provvidenza ci offre oggi e intravedere gli spiragli di futuro per lasciarci animare dalla Speranza.